TAXI DRIVERS UN’IDEA PER LIBERALIZZARE paolo serra l’unità 22 gennaio 2012

TAXI  DRIVERS

Dal punto di vista dei consumatori la necessità di liberalizzare il settore dei taxi è evidente. Altrettanto evidente che oltre 20.000 taxisti, che hanno dovuto investire decine o centinaia di migliaia di euro per una licenza (per il 2011 a Bologna si parla di 250.000 euro), ne avrebbero un danno che considerano iniquo ed insopportabile. La proposta del Governo pare sia quella di compensare il danno assegnando loro parte delle nuove. Non sembra risolutiva perché rimarrebbe in piedi la causa prima del coagularsi di questo blocco corporativo, la compra-vendita di licenze che dovrebbero essere individuali e scadere automaticamente al termine dell’attività. Che fare, dunque? Rassegnarsi ad assistere ad un lungo braccio di ferro con serrate dei taxisti (erroneamente chiamate scioperi), blocchi stradali più o meno leciti, fino agli immancabili episodi di violenza e controviolenza? La soluzione ci sarebbe. Azzerare la situazione comprando tutte le licenze esistenti, Comune per Comune, e rimettendole sul mercato all’asta in affitto nel numero necessario per ottimizzare il servizio. I contratti potrebbero avere durata di 8 anni, per l’ammortamento del mezzo, e gli affittuari avrebbero priorità per l’eventuale rinnovo. Questa soluzione, però, cozza con lo stato delle finanze comunali. Prendiamo il caso di Bologna dove ci sono 706 taxi e le chiamate sono circa 1.200.000 al centralino (4/5 al giorno a testa), cui vanno aggiunte quelle ai posteggi e gli accessi diretti, e il giro d’affari dichiarato di circa 30.000 euro a taxi (80 euro al giorno, 8 corse a 10 euro di media). Se il Comune dovesse comperare 706 licenze a 250.000 euro l’una avrebbe bisogno della spropositata cifra di 176 milioni di euro ed ammettendo un canone di 8 euro al giorno incasserebbe 2 milioni l’anno (poco più dell’1% del capitale investito). Niente da fare, allora? In realtà, però, alla emissione le ultime 41 licenze sono state emesse a 150.000 euro l’una (in gran parte redistribuiti alle esistenti)  e le precedenti a costo zero. Si tratta di stabilire quale sia l’equo prezzo di ciascuna licenza, cioè il costo di acquisto iniziale detratto il canone virtuale per ogni anno di utilizzo, diciamo 3000 euro l’anno. Così si indennizzerebbe il costo reale della licenza ed i taxista rinuncerebbe solo all’atteso lucro della futura rivendita. Non siamo in grado, ora, noi, di fare i reali conti, in quanto non sappiamo quante licenze siano ora ancora in mano al primo intestatario, né quante ne siano state scambiate e a quali prezzo, ma i contratti sono registrati e non dovrebbe essere difficile arrivare alla cifra necessaria. Abbiamo, però, anche, la sensazione, che un migliaio di licenze in affitto spunterebbero, oggi, più di 3000 euro l’anno.  Forse, allora, la proposta non è così impercorribile.

Paolo Serra    www.tizianagentili.it

 

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