COLATA DI IDICE lettera a Repubblica 11 ottobre 2016

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Francamente stucchevole la discussione sui media della “colata” di Idice, e datata.
Tanto per cominciare non bisognerebbe mai dimenticare che nel “bel paese” non esiste una legge nazionale dei suoli, ovvero gli enti locali non hanno uno strumento “reale” per contrastare la rendita fondiaria. Nel 1963 il ministro Fiorentino Sullo (DC) che aveva osato proporne una allineandosi alle migliori pratiche europee fu selvaggiamente defenestrato da una sollevazione che vide in primissima fila il Vaticano, proprietario di circa il 25% dei terreni attorno ai centri storici di quasi tutte le città. vedi:http://archivio.eddyburg.it/article/articleview/9489/0/273/
Da allora la rendita “decide” in ultima istanza il reale sviluppo urbanistico in barba a piani regolatori o piani strutturali che dir si voglia, e lo stato delle nostre periferie lo conferma. I Comuni, così, possono al massimo decidere chi e cosa premiare.
A Bologna le cose sono andate un po’ meglio, ma non tanto poco, sia per la lungimiranza di un assessore allora piuttosto “contestato” Armando Sarti che, unico in Italia, non ebbe paura di impegnare il massimo di risorse comunali dotandosi di un demanio di aree al quale la città non ha ancora finito di attingere, sia per la, ora deprecata ma allora benefica, presenza di aziende cooperative che seguendo il Comune compravano le aree limitrofe contando sul “naturale” incremento del valore. Quasi tutte le maggiori città italiane si sognano periferie come il Fossolo o Marco Polo. I privati, velocemente, si accordarono con le Coop evitando di farsi concorrenza ed costruendo una posizione di forza cumulativa che cominciò a fare i suoi danni al volgere del secolo, in viale Masini e in via Stalingrado ce ne siamo accorti, quest’ultima dopo un braccio di ferro durato 6 o 7 anni.
Quello che non hanno capito le cooperative, e molti privati, è che il tempo della espansione è finito, il risparmio del suolo è la bandiera delle amministrazioni del 21° secolo a partire dai Comuni per finire alla U.E. e la base del business, l’incremento del valore dei suoli nel passaggio da agricolo a residenziale, è svanita.
Invece di sognare espansioni inesistenti sarebbe bene si attrezzassero, anche culturalmente, per le enorme necessità del recupero urbano delle aree industriali dismesse e della conversione energetica del già costruito.

Paolo Serra  Bologna

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EDILIZIA ECONOMICA E POPOLARE E LEGGE SUOLI

occupazione telecom bolognaLa ripresa delle occupazione di edifici da parte di senzatetto sta facendo riemergere dal dimenticatoio nel quale era sprofondato il grave problema della insufficienza del demanio pubblico immobiliare di case a canoni politici. Problema che in tutta Europa hanno risolto da più di un secolo grazie all’esproprio a prezzo agricolo dei terreni necessari.

Il governo Moro/Sullo nel 1963 (due noti comunisti…) si azzardò a presentare una legge dei suoli che conteneva quel concetto. Riassumo per i più giovani quello che accadde: la reazione dei proprietari delle aree adiacenti ai centri abitati fu talmente violenta che Sullo fu letteralmente linciato e Moro, per salvare il governo cancellò la proposta che nessuno ha mai più avuto il coraggio di ripresentare al Paese. Eppure non ci sono alternative a quella soluzione senza la quale il concetto di case low cost diventa una pia illusione. Da qui tutti i problemi passati, attuali e futuri. Il Vaticano, proprietario forse di un quarto od un terzo dei terreni interessati fu in prima fila nella canea. Per esempio pubblico una lettera della Nunziatura Apostolica di Roma inviata ai parlamentari.legge suoli vaticano 1legge suoli vaticano 2

 

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La triste verità del Partito Democratico (seconda puntata) paolo serra 26-11-2013

 

Date un’occhiata a questa tabella dovo ho riepilogato i votanti nei circoli del Partito Democratico nella elezione dei candidati alle primarie per la segreteria dell’8 dicembre 2013 comparati al numero degli abitanti.

votanti  regione abitanti ab/vot
 364  Alto Adige 509.626 1400
 107  Valle d’Aosta 127.844 1194
 802  Trentino 530.308 661
 10.461  Veneto 4.881.756 467
 21.406  Lombardia 9.794.525 457
 9.678  Piemonte 4.374.052 451
 3.572  Friuli 1.221.860 342
 7.037  Liguria 1.565.127 222
 7.180  Marche 1.545.155 215
 1.609  Molise 313.341 194
 8.464  Sardegna 1.640.379 194
 6.842  Abruzzo 1.312.507 192
 31.819  Lazio 5.557.276 174
 24.302  Puglia 4.050.803 167
 30.038  Sicilia 4.999.932 166
 27.819  Emilia-Romagna 4.377.487 157
 39.577  Campania 5.769.750 145
 6.336  Umbria 886.239 140
 30.997  Toscana 3.692.828 119
 17.860  Calabria 1.958.238 110
 8.306  Basilicata 576.194 69

Da un votante ogni 1400 abitanti dell’Alto Adige si passa ad uno ogni 69 della Basilicata. Tutte le regioni a nord del Pò hanno un indice oltre 342. Pur in presenza di realtà socio-culturali molto dissimili, con le assurde punte avanzate di Calabria e Basilicata, salta agli occhi la crisi di militanza politica del PD, che, peraltro, è l’unico partito che ancora presenta una organizzazione territoriale, anche se a chiazze. Pane per i denti dei tre candidati anche se il favorito Renzi non ha alcun bisogno di un partito perché preferisce rivolgersi direttamente al popolo dai video, mentre l’insider Cuperlo pare visibilmente paralizzato da quello che Fabrizio Barca ha chiamato “muro di gomma” eretto dai “capibastone”. Resta il solo Civati, giovane ma coraggioso, con il suo seguito di under 30 inesperti ma entusiasti, e di entusiasmo direi che ce ne sia proprio bisogno per rianimare un partito paralizzato da almeno due anni (a voler essere buoni).

Paolo Serra

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