“ L’illusione di fare politica davanti ad uno schermo” l’Unità 2 aprile 2013 paolo serra

Circoli troppo chiusi e schermi troppo aperti

Come per una coazione a ripetere è iniziata la consueta litania di autocritiche nel PD  (riflesso condizionato di altre epoche…) sugli “errori nella campagna elettorale” e sul “siamo troppo chiusi nei circoli”. Pensare che il risultato delle elezioni del 24 febbraio scorso sia dipeso da questi dettagli mi pare piuttosto ingenuo, o un modo per esorcizzare una realtà spiacevole. La realtà ci dice che la competizione politica, perlomeno da venti anni, ha trasferito il campo da gioco dalla molteplicità dei rapporti fra persone (in famiglia, al bar, al lavoro, nei partiti, nel contatto con i rappresentanti nelle istituzioni), agli schermi. Dapprima televisivi, poi affiancati da quelli del personal computer. Ma la tv vive di audience e, inevitabilmente, la politica è diventata da impegnativa cura della polis uno spettacolo sempre più di basso livello, come tutti quelli televisivi (povero Platone che la voleva riservare a quelli che ai suoi tempi erano chiamati filosofi, amanti della conoscenza), ad anche la stampa ed il web si accodano all’andazzo. La stragrande maggioranza dei cittadini, cioè, ora vive la politica come uno spettacolo, da spettatore, vieppiù diseducato dal progressivo avanzamento dei professionisti dell’invettiva e dell’insulto,  dai maestri dell’interruzione del contradditore, dai portatori rissosi di tonsille d’acciaio, che si esercitano perlopiù su temi come il pettegolezzo personale o la topografia del chi è con chi e chi è contro chi: Poi si va a nanna convinti di essersi politicamente impegnati ed il giorno dopo nei vari rapporti umani si portano le argomentazioni imposte dai vari conduttori anziché sforzarsi di elaborarne delle proprie. I padri della Repubblica Italiana ripetevano all’unisono, che politica era, studiare, studiare, studiare, ora è diventato, guardare, guardare, guardare… Così la politica oggi è dominata da attori, professionisti o dilettanti di genio, imbonitori imbroglioni, fanciulle di bell’aspetto, energumeni rissaioli, che si rivolgono alla parte istintiva della mente dei cittadini, mentre chi si rivolge alla ragione ed al buon senso è ridotto ad una minoranza relativa. Cari politici, cari rappresentanti del popolo nelle istituzioni, lasciate gli spettacoli ai professionisti, attori, giornalisti, politologi, cessate questa incessante desacralizzazione del mestiere più importante che esista, perché è quello che si dovrebbe prendere cura del benessere diffuso, uscite dagli schermi che necessariamente rendono falsa anche la realtà e cercate di restituire alla politica l’aura che aveva agli albori della nostra Costituzione. Intanto noi cittadini potremmo cominciare con uno sciopero dai talk show…!

Paolo Serra   www.bolognaragionevole.org

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