“Una scossa al virus dell’immobilismo che colpisce la città” paolo serra l’unità 3 dicembre 2011

Venti (e otto) anni dopo

Pare che questa volta, finalmente, ci siamo. Nientemeno che a 28 anni dal referendum sulla chiusura del Centro Storico di Bologna, stravinto dagli appiedati con oltre i due terzi dei consensi ed una straordinaria partecipazione, dalla prossima primavera una nutrita  mole di provvedimenti dall’amministrazione comunale cercherà di restituire a residenti ed ospiti in città le condizioni per  passeggiare, circolare, camminare, lavorare, insomma vivere, all’interno delle mura del trecento, cui erano abituati fino agli anni 50 del secolo scorso. Condizioni, certamente, più adatte delle attuali ad un ambiente urbano formatosi, a sud dell’asse Irnerio, Mille, Don Minzoni, in epoca medioevale e rinascimentale, quando neppure Leonardo avrebbe immaginato il rumore, il fetore, il pericolo e la congestione dovuti a  decine, o centinaia, di migliaia di motori a combustione interna accesi all’interno di una corazza di acciaio semovente di 7,8 q.li di peso ed altrettanti mq. di superficie, detta automobile, la divinità del 20° secolo, ora un po’ in declino. Puntuali come gli esattori delle tasse ( nei paesi civili, ovviamente, non in quello dei condoni costanti) si sono levati i soliti alti lai dei commercianti, negozianti, bottegai del Centro Storico (quanto meno della loro organizzazione di categoria alla quale non siamo mai riusciti a sapere quanti aderiscano) che lamentano inevitabili crolli di vendite e di redditività dei loro affari e rimpiangono i bei tempi quando il Crescentone di Piazza Maggiore era adibito a parcheggio, senza lamentele dei Sovrintendenti ai beni culturali. Bologna ha, storicamente, due record mondiali che la rendono unica e famosa al mondo oltre che per l’Università, i tortellini e la mortadella. Il primo: le progettazioni di edifici o infrastrutture  talmente ridondanti da non essere mai più portate a termine. La Garisenda, interrotta perché, troppo grossa, sprofondava. San Petronio, ridotto al transetto e decorato a metà. La circonvallazione del 1889, di cui esistono solo alcuni tratti strozzati. Ed ultimamente, il Teo/Civis di cui sapremo la fine al termine di una causa per danni destinata a durare almeno un decennio. Oppure, fortunatamente, mai iniziate come il Mab di Guazzaloca, la Metro-Tramvia di Cofferati e, speriamo, il People Mover. E’ angosciante notare che, da quasi un millennio, non riusciamo a prendere la misure alla città, ci deve essere un virus nascosto che periodicamente si risveglia e colpisce. Il secondo inspiegabile  record è quello di essere l’unica città al mondo dove le pedonalizzazioni portano miseria e degrado anziché incrementi dei valori immobiliari e dei volumi degli affari. Ma sarà proprio vero? Potremmo toglierci il dubbio chiedendo il parere agli operatori immobiliari di tutto il mondo, o, anche, solo a quelli di via D’Azeglio sud. Più difficile, temo, conoscere la realtà dei redditi dei commercianti. Purtroppo le denunce annuali non sono più pubblicate in rete, chissà perché. Le ultime sono del 2004 e chi le ha conservate può notare che in molti casi riesce difficile capire come mai il padrone guadagni meno del commesso o, anche, come sia possibile che venga tenuto aperto un esercizio che non garantisce neppure il minimo vitale, per qualcuno parrebbe necessario un intervento dei servizi sociali. Ma di chi sarà quella Mercedes che è sempre parcheggiata davanti al negozio? Vattelapesca… Io ho una proposta: garantiamo a tutti il livello dei redditi denunciato nel 2010, a patto che accettino di ospitare un controllore fiscale per almeno sei mesi. Credo che le lamentele cesserebbero d’incanto.

Paolo Serra

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