UN FUTURO DI SPERANZA Giancarlo Mattioli lettera a Repubblica 28 ott 2013

mattioli    Con grande rilievo la stampa, nei giorni scorsi, ci ha informato che finalmente, le nostre maggiori istituzioni Regione,Provincia e Comune si sono impegnate, insieme ed in modo insolitamente chiaro e solenne a perseguire un obbiettivo di grande valore civile e simbolico per la città, la regione ed il paese: la riesumazione del Motor Show alla Fiera di Bologna.

Era ormai diventata insopportabile l’incertezza per il futuro di questa prestigiosa manifestazione: Il maggior contributo in Italia per incentivare l’uso dell’automobile.  Soprattutto dell’automobile di lusso e del SUV, gli insostituibili complementi per compensare nelle città, e soprattutto nei centri storici, le vistose carenze dei trasporti pubblici. Uno Show che, accanto a raffinate e accattivanti tecniche della persuasione, mostra il prezioso contributo educativo di questa manifestazione a favore della continua evoluzione ecologica dell’automobile. Come dimostrano i prestigiosi traguardi che la nostra regione e le nostre maggiori città hanno raggiunto nella graduatoria mondiale dell’inquinamento atmosferico ed in particolare delle polveri sottili.

 

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Il Bologna e quel nuovo stadio lontano dal treno l’Unità 31 luglio 2012 paolo serra

Da Romilia alla “cantera” rossoblù

 La  nuova proposta del Bologna F.C., i fare un Centro Tecnico fra Quarto  e Granarolo, pare non abbia nulla a che vedere con Romilia, la mega città dello sport proposta nel 2006 (come passa il tempo…) dal corrusco duo Cazzola-Menarini (e Coop) fra Budrio e Medicina che si meritò il pubblico ludibrio e la proposta di un burlone, proprio su queste colonne l’8-12-06, di rinominarla Emagna,. Romilia fra Nuovo Stadio, campi da golf, outlet dell’auto con pista, due centri sportivi, alberghi,  parchi, arrivava a coprire 290 ettari (3/4 della Bologna entro le mura) con 29.000 mq di edificato, la nuova proposta, che sostituisce Casteldebole, dei suoi 22 ettari  ne edifica 3.500 mq fra uffici, ambulatori e foresterie, il resto sono campi da calcio di vario formato.

Tutto bene dunque? Anche il Bologna avrà la sua “cantera” dove sgrezzare dalla pietra informe i suoi gioiellini come il Barcellona? Concediamoci il beneficio del dubbio. A parte che le due realtà territoriali e imprenditoriali non sono minimamente paragonabili, notiamo che il Barcellona ha il suo centro (pare di 4 ettari) a fianco del Nou Camp per sfruttarne tutte le sinergie ed i collegamenti logistici, mentre il centro proposto, pare una maledizione ma è solo a causa del prezzo favorevole dei terreni, è in uno dei pochi punti dell’area metropolitana non servito dal SFM. C’è solo il bus 93 (ogni mezz’ora fino a Quarto ed ogni ora fino a Granarolo dalle 6 alle 20 dei giorni feriali, con riduzioni al sabato e sei corse in tutto la domenica). Questo vuol dire che le centinaia di frequentatori quotidiani sarebbero costretti al motorino o ad essere accompagnati in auto dai genitori. Inoltre il terreno prescelto è ad alta vocazione agricola. Sono anni che ascoltiamo la litania degli amministratori pubblici sulla necessità di bloccare la cementificazione del territorio e contenere l’uso della motorizzazione privata ma quando si passa alle realizzazioni evidentemente il buon dottor Jekill si trasforma nel perfido mister Hyde. Inoltre pare che a fianco del lotto ci siano altri 50 ettari (non si sa bene se opzionati o acquistati) che sembrano fatti apposta per ospitare il Nuovo Stadio di proprietà della Società, che potrebbe usufruire dei percorsi agevolati dalla legge ora in discussione alla Camera. Chi potrebbe fermare allora una Romilia bis e le relative decine di migliaia di automobilisti sulla Lungo Savena? (alla faccia dei blocchi del giovedì per contenere l’inquinamento…).

L’operazione potrebbe avere una sua ragionevolezza se fosse prodroma al prolungamento della linea 6 del SFM, dalla Stazione alla Fiera, che passando per il Pilastro e lo scalo merci San Donato con soli ¾ km aggiuntivi arrivasse a Granarolo (e chissà un giorno futuro essere prolungato fino Minerbio, Baricella e Malalbergo…). Sogni? Ma che ci resta da fare di questi tempi?

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T-days, una nuova rete di trasporto è possibile – Ugo Mazza Unità 7 luglio 2012

No. Le navette per i T-days, no: costano troppo e non risolvono i problemi.
Questa proposta di cui si scrive in questi giorni evidenzia che una pedonalizzazione contrapposta a un regolare svolgimento del trasporto pubblico crea solo problemi, sia per i cittadini che per la vita economica e sociale del centro storico.
Va quindi superata una pedonalizzazione a singhiozzo che penalizza gli utenti e sconvolge la continuità del servizio del trasporto pubblico, amico dei cittadini e dei pedoni facendo leva su questa sperimentazione dei T-days che ha dimostrato la validità delle aree pedonali e la necessità di ridurre i passaggi dei mezzi pubblici e privati nel cuore della nostra città.
Ora bisogna fare il passo successivo e decisivo per garantire che dal lunedì al lunedì i cittadini possano avvalersi in continuità di un trasporto pubblico certo e affidabile per muoversi ovunque e per giungere a Piazza Nettuno, con meno bus in centro.
E’ quindi necessario studiare e realizzare, con la partecipazione degli utenti e degli operatori, una nuova rete di trasporto pubblico che si basi su alcuni punti fermi molto semplici:
– pedonalizzare la zona Due Torri e via Rizzoli;
– utilizzare via Indipendenza e via Ugo bassi per alcune linee portanti con mezzi elettrici;
– spostare l’interscambio degli utenti tra le varie linee dalle vie Rizzoli-Ugo Bassi alle vie Irnerio, Marconi e Farini e nelle Piazze Aldrovandi e Malpighi;
– collegare in città e provincia i bus con le stazione del SFM per una mobilità rapida e integrata in tutta l’area metropolitana, anche per ridurre i costi del servizio.
La realizzazione permanente di una zona pedonale-monumentale che unisca Piazza Maggiore, le Due Torri e Piazza S. Stefano, togliendo il catrame e ripristinando la pavimentazione storica e l’arredo urbano, farebbe di Bologna una delle più belle città del mondo e una opportunità di lavoro impagabile.
Una città bella si basa anche su un sistema di trasporto pubblico affidabile, puntuale e integrato.

Basta andare avanti ascoltando e dando risposte argomentate e coerenti alle domande dei cittadini che intendono usare il trasporto pubblico per muoversi senza fare della prime scelte un tabu immodificabile: la capacità di adeguare le proprie scelte è la forza di chi governa con saggezza.

Ugo Mazza

 

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People Mover: la gestione e ATC Ugo Mazza 06-12-2011 L’Unità

 

Ugo Mazza   –    L’Unità  6 dicembre 2011

Come detto dall’Assessore Colombo i “conti” del People Mover saranno chiari a gennaio, per cui c’è ancora il tempo per far sì che i privati, e in particolare chi ha vinto la gara, realizzino e gestiscano per 35 anni il People Mover e poi lo consegnino a” a gratis” al Comune di Bologna.

Uso qualche riga per chiarire questo concetto, che volutamente anche da parte di importanti amministratori si vuol far credere sia un “pregiudiziale NO”.

Che il People Mover (PM) fosse una infrastruttura “privatizzata” lo ha deciso la Giunta Cofferati quando nel 2005 invece di utilizzare il Servizio Ferroviario Metropolitano (SFM) per collegare la Stazione con l’Aeroporto fece la gara in Project Financing dando così la possibilità ai privati di  realizzare e gestire questa infrastruttura.

La gara fu vinta dal Consorzio Cooperative Costruzioni (CCC) e ci si aspetta che lo realizzi e lo gestisca con altri privati almeno fino al 2045: questo è l’impegno preso dal CCC vincendo la gara.

Poi si impara che a tale scopo è stata costituita una SpA, la Marconi Express, in cui CCC ha il 75% e l’’ATC il 25%; poi si scopre che i patti parasociali prevedono che al 2020 tutto il carico gestionale e finanziario cada sulle spalle di ATC con il CCC che esce dalla società.

Chiedo: perché il CCC abbandona l’impresa 20 anni prima e scarica i problemi finanziari sull’ATC?

Io preferivo il SFM, ma non sono contro il PM: chiedo che ATC esca dalla SpA “Marconi Express” per le stesse ragioni per cui scappa il CCC e nessun imprenditore privato-privato ne vuol far parte.

Ora, il mio timore è ancora più grande per le parole del Sindaco: ” Sfido …a trovare un privato che fa il trasporto pubblico a costi compatibili”.

Si badi, si parla dei contributi  pubblici annuali necessari per fare circolare bus e treni locali, quelli già scarsi e poi tagliati di oltre la metà dal Governo Berlusconi.

Ricordo che quando denunciammo questo pericolo, dalla Giunta Cofferati ci fu risposto che il PM si sarebbe fatto e gestito con risorse private:  “senza l’uso di un euro pubblico”.

Chiedo : la Giunta pensa di rendere compatibili i bilanci del PM usando parte di questi contributi, quindi tagliando i servizi o aumentando le tariffe per i bolognesi? Si pensa di coprire il 65 % dei costi di gestione del PM con contributi regionali? E’ questa la ragione per cui oggi si dice che “i conti del PM sono a posto”?

Faccio presente che l’Assessore regionale Peri ha detto pubblicamente che “Il PM non è tra i servizi minimi finanziati annualmente dalla Regione”. E allora?

In ogni occasione in cui se ne parla emerge con chiarezza che il SFM era meglio perché ogni soldo pubblico speso per gestire treni e i binari sarebbe andato a vantaggio di tutti i cittadini, di chi vola e di chi no: mentre quelli per il PM vanno solo a chi vola, e forse sempre meno data la crisi.

Non si vuole o non è possibile tornare al SFM? Si torni allora a quanto il Comune scrisse nel “bando di gara” e si trovino i privati-privati che lo costruiscano e lo gestiscano per 35 anni.

Così la città avrà la navetta per l’aeroporto e ATC non taglierà i servizi locali per finanziare il PM.

Come si vede non siamo contro il PM, ma contro la presenza di ATC al posto dei privati.

Speriamo che il Natale porti i buoni consigli e che i conti tornino senza ATC; e se l’opera non sarà economicamente sostenibile non sarà un dramma, c’è sempre il SFM.

 


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