Multiutility, il problema sarà il costo dell’acqua. Paolo Serra 13 ottobre 2012 l’Unità







 

ACQUA POTABILE, GAS METANO E TARIFFE

Tutta questo battagliare di schieramenti pro o contro l’accorpamento di Hera con Acegas, così come lo slogan “l’acqua è di tutti” che contrassegnò il referendum del 2011, mi paiono perfetti esempi del vezzo italico di appassionarsi al simbolico e disinteressarsi del pratico, con i susseguenti danni causati dalla realtà accantonata.   Nessuno dei contendenti, per ora, ha fatto il minimo accenno al reperimento dell’enorme quantità di risorse, pubbliche o private, che saranno necessarie per adeguare il sistema idrico padano, e l’agricoltura, alla mutazione climatica che con ritmi accelerati li sta trasformando da zona temperata, con precipitazioni stagionali medie costanti in primavera e autunno, a subtropicale (o più precisamente surtropicale) con prolungate siccità e brevi violente alluvioni. Il modello Israele ci dice che il risparmio sarà la prima regola e la conservazione in bacini montani la seconda. La materia prima acqua oggi è gratuita, ne paghiamo solo trasporto, potabilizzazione e, dove viene fatta, depurazione degli scarichi. Un litro d’acqua che esce dai nostri rubinetti costa circa 0,13 centesimi, una famiglia di 3 persone oggi spende circa 20 euro al mese eppure l’aumento del 4% proposto nella primavera scorsa fu considerato una vera iniquità. (Quella acquistata al SK costa da 12 a 34 centesimi al litro, cioè da 90 a 340 volte tanto eppure si continua a consumarne come nessun’altro paese al mondo). Far pagare anche l’acqua come materia prima per finanziare gli investimenti necessari appare un processo quasi obbligato in un immediato futuro, credo che prima ce ne rendiamo conto meglio è. Per paradosso il caso del prezzo del metano per riscaldamento, e trazione, non pare stia allarmando nessuno. Dai 12 dollari del 2008 il prezzo internazionale della materia prima è crollato, ormai stabilmente, attorno ai 4 (dal 2009 ad oggi), eppure le bollette del gas ed il prezzo al rifornimento continuano a crescere perché la tariffa del gas è agganciata a quella dei prodotti della trasformazione del petrolio. Probabilmente questa misura aveva un senso quando il mercato del gas naturale era una piccola frazione di quello del petrolio, ma ora, che gli è quasi pari, non è ora di rivedere la tariffa? Altroché i pochi centesimi dell’acqua, eppure su questa faccenduola non si sente alcuno dibattere. Certamente il gas è meno simbolico dell’acqua, fonte primaria della vita sulla Terra, ma nel portafoglio delle famiglie incide molto di più.

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“Neve e caldo, quelle catastrofi poco naturali”. l’Unità 12 agosto 2012 paolo serra

 

Siccità e alluvioni

“Alluvioni e siccità” avevo proposto al nostro giornale come titolo, il 20/12/2008, di un mio articolo sulla tropicalizzazione del clima, poi pubblicato come “Catastrofi: eventi poco naturali”. Era dicembre e tutta l’Emilia-Romagna era sotto l’acqua. Ora siamo in agosto ed il fertile humus delle nostre campagne si sta sgretolando per la siccità. Il cambiamento climatico è un dato di fatto consolidato: concentrazione delle precipitazioni in brevi rovinosi periodi e lunghi periodi secchi. Due stati di calamità che sono diventati consueti. Pare chiaro che gli usi consolidati dell’acqua vadano modificati con la massima urgenza. L’agricoltura consuma il 70% dell’acqua con tecniche di massimo spreco come l’irrigazione a pioggia o, peggio, le canalizzazioni a perdere. La rete domestica soffre di perdite più o meno riconosciute per la vetustà delle tubazioni. Le industrie continuano a succhiare dalle falde con pozzi non tutti regolarizzati. La Regione ha evidenziato il problema da almeno 20 anni ma l’azione concreta lascia molto  a desiderare. Il Piano Acque 2001-2016 trattava prevalentemente di inquinamento e solo secondariamente di consumi, sarebbe, comunque, interessante conoscerne i risultati dopo due terzi dalla sua decorrenza. La costruzione di nuovi invasi per mantenere l’acqua in quota ed usarla quando è necessario pare bloccata da un decennio dopo i malintesi con gli ambientalisti sulla diga di Castrola nel bolognese. Il progetto Aqua per il contenimento dei consumi agro-industriali, lanciato questa primavera, è su base volontaria e non normativa. La risorsa Pò, ultima riserva, si trova in condizioni ancora peggiori dei fiumi appenninici per lo smodato utilizzo anche per il raffreddamento delle centrali termiche. Occorrerebbe una decisa azione regionale, normativa ed economica, che affronti il problema sotto tutti gli aspetti, ma non pare che, oltre a chiedere interventi governativi sempre meno probabili, il problema acqua sia nella prima pagina dell’agenda. L’acqua di tutti, slogan del referendum 2011, rischia di diventare l’acqua di nessuno.

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Castrola, una diga per la siccità che verrà Paolo Serra L’Unità 12 febbraio 2012

Laghetti di Castrola

Rispolveriamo il progetto della diga di Castrola

Che dalle nostre parti ogni 15/20 anni si registri un’abbondante nevicata anche a basse altitudini non è proprio una novità. Anzi, chi, come  me, è nato sotto i bombardamenti, ricorda un’infanzia con inverni regolarmente nevosi culminanti nello spettacolare 1956 quando, ancora a metà marzo, i fornici dei portici erano colmi di neve spalata. Quasi tutti i miei coetanei possedevano uno slittino auto costruito con rottami vari ed a Porta San Vitale il rudere di un palazzo bombardato fino alle cantine diveniva una emozionante pista, un po’ troppo pericolosa peraltro, ma chi avrebbe mai potuto fermare la nostra orda di selvaggi urbani. Il fatto è che il traffico era composto quasi esclusivamente di pedoni, ciclisti e tramvie e le strade non dovevano ospitare decine di migliaia di automobili ferme ai lati che rendono complicata, a volte fisicamente impossibile, la rimozione della neve in eccesso. In questi casi bisognerebbe consentire la circolazione solo ai mezzi pubblici ed ai rifornimenti alimentari ma quale mai Sindaco avrebbe il coraggio di emanare una simile ordinanza? e le forze per farla rispettare, poi? Il fatto è che, oramai, viviamo in una cultura che ha eliminato il concetto di giorno e notte e quello di stagioni, teniamo le luci accese anche nelle stanze vuote ed illuminiamo anche i parchi chiusi di notte, pretendiamo di avere eternamente 22 gradi ovunque e che non piova mai ma, contemporaneamente, non manchi mai l’acqua. Per questo stiamo bruciando in poche decine di anni combustibili fossili che  la natura ha seppellito nel ventre della Terra in milioni di anni restituendo all’atmosfera l’anidride carbonica, ed anche parte del metano, gli ormai famosi gas serra. Il vero problema che abbiamo di fronte è la progressiva accelerata tropicalizzazione del nostro clima e del nostro habitat. Chi aveva mai visto un pesce palla fuori da un acquario? Ed alghe tropicali attaccare le praterie di pelargonie tipiche del Mediteraneo e la Vongola Verax occupare l’ambiente della nostre vecchie “poverazze” e “lupini”? I giovani manco ne conoscono il nome. E l’olivo tornato ad attecchire sui nostri colli dopo secoli? Questo vuol dire, temperature medie in aumento, prolungate siccità, rovesci di pioggia brevi ed intensi, a volte catastrofici. Quell’alternanza di siccità ed inondazioni che sta diventando ormai una consuetudine che è destinata ad aggravarsi. C’è molto da fare, e cose non utili per l’autoglorificazione dei politici  come ponti, tunnel e grattacieli. Si tratta prima di tutto di imparare a risparmiare l’acqua potabile, e non solo nelle nostre case ma, soprattutto, nelle campagne e nelle industrie, pagandola al prezzo di un bene scarso e non a quello di una fonte inesauribile. Si tratta di rispolverare progetti abbandonati di invasi che la conservino il più possibile in quota per poi erogarla quando è necessario. La diga di Castrola, il cui progetto è stato abbandonato nel 2003 per un malinteso ambientalismo, può essere il punto di partenza di un piano generale della conservazione delle acque dell’Appennino emiliano-romagnolo. Non c’è molto tempo da perdere, nel settembre scorso abbiamo rischiato i turni nell’erogazione dell’acqua, in novembre la secca del Navile ha provocato la moria dei pesci, nell’estate prossima l’acqua ad ore potrebbe diventare realtà anche nella nostra Regione, e non possiamo contare sul Pò che non ha problemi molto diversi dai nostri fiumi appenninici.

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